Diventare genitori di se stessi e far fiorire il proprio bambino interiore
In tanti anni di lavoro con i bambini come educatrice ed insegnante mi sono ritrovata più volte, e spesso inconsapevolmente, con una parte di me che si coinvolgeva tanto sia nelle vicende più dolorose di alcuni bambini, che in episodi estemporanei di emozioni forti, da pianti disperati a grandi arrabbiature o forti timori.
Mi ritengo una persona sensibile ed empatica ma col tempo ho compreso che erano proprio i bambini a scuotermi molto, come se andassero ad aprire delle porte dentro di me, porte dietro alle quali c’erano ancora episodi, o meglio, sensazioni e stati d’animo non del tutto compresi e vissuti.
Quando arrivano dei figli, o quando ad esempio lavoriamo con i bambini, stare accanto a loro spesso fa risvegliare quel bambino interiore che magari in qualche modo avevamo assopito.
Allora andiamo incontro ai nostri figli con un bambino ferito dentro e non siamo liberi di accogliere quel figlio o quel bambino con serenità.
Trascorrere molto tempo con i bambini, se sei un genitore o un insegnante non ti risparmia nulla della vita.
I bambini ti mettono costantemente in contatto con tutti gli aspetti del nostro essere umani, dalle gioie più pure alle paure più profonde, perché loro, i bambini, sono permeabili a tutto e si lasciano attraversare, aperti, da tutti i movimenti della vita, sanno che hanno scelto di venire sulla Terra proprio per questo e a questo sono molto legati.
Quello che mi succedeva, e che so succedere anche a molti genitori, è che sentivo molto stress e fatica nel lavoro e la necessità di occuparmi del mio mondo interiore che sentivo premere per essere visto e richiamare la mia attenzione.
Così, per forza di cose, a un certo punto, ho incominciato ad occuparmi della mia bambina interiore.
Ho dedicato molto tempo ed energie alla conoscenza di me stessa e alla mia crescita interiore, facendomi anche aiutare e sostenere.
E così col tempo ho potuto notare che stare con i bambini diventava a mano a mano un po’ più semplice e che riuscivo meglio ad essere loro di sostegno durante le onde emozionali che inevitabilmente arrivano, quando ci si lascia toccare dalla vita e quando si vive appieno il rapporto con gli altri e con se stessi.
In realtà grazie a loro, stavo sanando me stessa.
La nostra grande “Maestra” Maria Montessori, che tanto ha dato all’umanità imparando proprio dall’osservazione dei piccoli, sosteneva che i principi fondamentali per lo sviluppo di un bambino sano, sicuro e felice, possono essere applicati anche al BAMBINO INTERIORE che abita ogni adulto, un bambino spesso ancora legato alle sue ferite emotive.
L’educazione non ha a che fare solo con i piccoli, ma con ogni Essere Umano che, continuamente, affronta situazioni nuove e continue trasformazioni dentro e fuori di sé.
Se quel bambino interiore non è accolto da un adulto amorevole e rassicurante continuerà ad affrontare le novità e i cambiamenti così come ha fatto un tempo…spesso con timore, insicurezza o rinuncia, oppure con troppa spavalderia e senso di ribellione, comunque non in contatto con la sua Verità più profonda.
Se invece ne ascoltiamo i bisogni possono accadere svolte evolutive importanti, a qualsiasi età, le quali portano con sè nuova forza vitale!
Siamo qui per imparare, dalla scuola della vita. E finché c’è vita ci saranno lezioni!
Ed ecco allora che sorge una domanda.
Chi si prende cura, chi si occupa del nostro bambino interiore?
Chi si prende cura del nostro bambino interiore è un’altra parte di noi che possiamo chiamare il GENITORE INTERIORE.
Egli dimora dentro di noi e agisce anche a nostra insaputa, agisce così come ha imparato. Così come ha visto fare perché la maggior parte dell’apprendimento avviene attraverso l’esempio.
Allora il nostro genitore interiore avrà a che fare con nostro padre e nostra madre e con il loro modo di essere. Spesso frasi che abbiamo ascoltato uscire dalle loro bocche, risuonano ancora dentro di noi e le abbiamo fatte nostre convinzioni e credenze, cioè le crediamo ancora vere senza esserci mai chiesti se per noi è davvero così.
Ora, è importante che, senza giudizio, ci rendiamo consapevoli di com’è il nostro genitore interiore. Perché è solo vedendolo e ascoltando quello che ci dice che possiamo eventualmente trasformarlo in favore del nostro benessere.
Che tipo di genitore è? È amorevole e accogliente? È severo e critico? Mi ascolta? Mi vede? Mi rimprovera? Mi incoraggia ad essere me stesso? Mi spaventa? È preso dai suoi problemi e dalle sue aspettative su di me?
Potrebbe essere infantile e bisognoso, se a sua volta non ha avuto genitori sicuri e maturi.
Potrebbe essere un ottimo genitore protettivo e rassicurante, se non fosse che non tiene conto che oramai sono cresciuto e mi tratta ancora come un piccolo essere indifeso.
Ecco allora per me il nocciolo della questione.
Occorre arrivare a formare persone che abbiano un genitore interiore sano, accogliente, coraggioso e capace di dare fiducia a se stessi e alla vita.
Il punto non è di elaborare tutti gli eventi dolorosi che ci sono accaduti, o le sensazioni spiacevoli che ci sono rimaste dentro; il punto che ci dà maggiore forza è sviluppare quella parte di noi accogliente e saggia che ci permette di vivere ed esprimere ogni tipo di esperienza interiore con apertura e fiducia.
Il punto, a mio avviso, è di allenarsi a contattare una sorta di Madre e Padre Universali che ci amano e ci sostengono e che ognuno di noi ha dentro, i quali possono trasmetterci le qualità di accoglienza, amore incondizionato, tenerezza, forza, sicurezza e coraggio e diventare così genitori di noi stessi.